Ecco cosa succede quando un monastero olandese del XV secolo viene contaminato dalla modernità: si riempie di stranezze e arriva al limite del sacrilego. Con un occhio al piacere di tutti i sensi degli ospiti – non solo loro benessere spirituale – e con una clausola di lavoro davvero particolare.
I monasteri sono hotel perfetti. Sono fatti per piacere e per farci sentire bene. Accogliere le persone fa parte del loro dna. Sono antichi, e se sono ancora in piedi, una ragione c’è. Sono robusti e ben costruiti. Ben posizionati. Massicci e utili. Quindi il fatto che Kruisherenhotel a Maastricht nei Paesi Bassi sia stato un monastero – the Kruisherenklooster – in cui i frati rilegavano libri e si prendevano cura di poveri e malati, non è l’unica ragione per cui fu preso in considerazione per diventare un hotel. Nemmeno il fatto che venne utilizzato come caserma dai francesi durante la rivoluzione nel 1794, o anche che poi cadde nelle mani dei nazisti, e dopo degli americani, poi di nuovo degli olandesi negli anni della seconda guerra mondiale.
Ciò che rende Kruisherenhotel così interessante per noi, francamente, è che è un po’ sacrilego. Un po’ profano, se si vuole. Ignorate per un attimo i suoi esterni, l’immagine perfetta di un monastero gotico del XV secolo, e avviatevi senza timore dentro l’accecante tunnel di rame che funge da ingresso. All’interno dell’antica chiesa trasformata in atrio del monastero vi aspetta non tanto un’abbazia per i monaci, quanto il quartier generale di una razza aliena ossessionata dal design, venuta sulla Terra per condividere la sua cultura con pochi eletti. Hanno persino deposto un uovo… ma di quello vi racconteremo più avanti.
Alcuni critici hanno definito “scioccante” il rinnovo dell’edificio del Kruisherenhotel. “Colori, materiali e forme parlano di comfort, piacere e lusso” hanno scritto i redattori di un’associazione di architettura europea,” in una sorta di discorso edonistico, ovviamente opposto al concetto di spazio religioso, penitenza e preghiera.”
Beh, ovviamente. Cominciamo con il tunnel in rame, una delle caratteristiche più riconoscibili di Kruisheren. Il lavoro del designer tedesco Ingo Maurer durante i lavori di ristrutturazione che hanno trasformato questo luogo in un hotel, unisce mobili e progetti di illuminazione di Le Corbusier, Philippe Starck e Marc Newson in una celebrazione del design visivo moderno e contemporaneo. Lampadari pendenti, un ascensore con pareti in vetro e opere d’arte molto vivaci vengono abbinati alle vetrate colorate. Il suddetto uovo – un ovale bianco che funge da spazio per uffici all’interno della vecchia hall dell’hotel della chiesa – rende perfettamente chiare le intenzioni del Kruisherenhotel. Il vecchio e il nuovo qui si combinano, per ottenere un effetto davvero strabiliante.
Se non vi piace il mix futuristico di sacro e laico, il governo olandese ha anticipato le vostre obiezioni. La famiglia Oostwegel – già proprietaria di diversi edifici storici in tutto il paese – ha acquistato il monastero nel 2000. Per comprarlo hanno dovuto firmare una clausola: ogni nuova aggiunta allo storico monastero e alla chiesa deve essere completamente reversibile. E non solo reversibile, ma reversibile in 90 giorni. Se mai arrivasse l’ordine, un rappresentante della Collezione Oostwegel spiega a Tablet che “dovremmo consegnare il monastero allo stesso stato in cui si trovava quando ci siamo trasferiti”. Da quel giorno, circa due decenni fa, hanno aggiunto pareti, soffitti e pavimenti in spazi che prima erano completamente aperti per creare delle stanze aggiunte per gli ospiti. Dovrebbero far sparire tutto.
È uno scenario difficile da immaginare, ma che ha influenzato quasi ogni aspetto del design dell’hotel. Kruisherenhotel aderisce strettamente ad un principio che chiamano box-in-box, che significa che il meno possibile viene posto direttamente sui vecchi muri. Le strutture complete vengono invece costruite all’interno di quella esistente e, per la maggior parte, è possibile rimuovere qualsiasi pezzo senza intaccarne le fondamenta.
Cosa potrebbe innescare lo rimozione di tutto in 90 giorni, non ne abbiamo idea. Un decreto di Dio, forse, per mettere gli alieni al loro posto. Ma quella è la regola a cui devono sottostare. Dati 90 giorni di preavviso, il Kruisherenhotel deve essere in grado di tornare al suo stato originale.
“Spero che non accada mai”, dice il direttore generale Floris Kemper a Tablet, immaginando una folle corsa per ridimensionare il design pluripremiato e rimuovere le opere d’arte, per fare a pezzi i mezzanini e l’ascensore di vetro che consente agli ospiti di ammirare parti della struttura da punti che altrimenti non avrebbero mai raggiungere. “Ma c’è un piano anche per questo.”
15 anni dopo la sua inaugurazione nel 2005, le sue 60 “belle camere d’albergo moderne”, come abbiamo scritto nell’introduzione del Kruisherenhotel su Tablet, sono ancora tutt’altro che ascetiche. La maggior parte si trova nell’ex monastero, ma alcune occupano un altro edificio storico – la Gatekeeper’s House – e un edificio contemporaneo nuovo di zecca situato nei giardini del monastero, la Casa Nova.
In tutti e tre, l’esperienza è definita da un’estetica minimalista, che punta molto sulla presenza di spazi bianchi, vetro smerigliato e legno, interrotta da qualche opera d’arte audace sulle pareti. Il solo contrasto forte in un hotel definito dalla loro presenza. Nella suite nuziale, cherubini celesti galleggiano sul muro accanto a una macchina Nespresso. Nelle suite di lusso, i letti sono stati realizzati su misura per gli spazi del monastero.
Prendete l’ascensore di vetro dal monastero fino alla chiesa e non troverete solo la hall ma anche il ristorante Kruisheren, un angolo davvero glorioso dell’edificio, dove potrete gustare una bistecca alla tartara sotto gli affreschi originali e le finestre imponenti. Andate al wine bar e sarete nel vecchio coro, dove la nuova tappezzeria rossa spicca sulle pareti chiare originali.
Che sia davvero un sacrilegio? A sua difesa, il Kruisherenklooster ha indubbiamente una lunga storia, ma ha smesso di essere un luogo di culto circa 200 anni fa. La cattura francese nel 1794 significò la fine della sua missione religiosa, e negli anni successivi è passato da uno scopo secolare all’altro, con solo un breve ritorno al sacro negli anni ’80, quando una parrocchia locale aveva bisogno di uno spazio temporaneo. La città gestì il complesso del monastero dall’inizio di quel decennio e, oltre ad usarlo come deposito e per le prove dell’opera, lo lasciò per lo più abbandonato. Ad un certo punto si sentiva il bisogno di rivederlo abitato.
Come direbbe Kemper, l’uso del monastero come albergo garantisce il rispetto per l’edificio e per i tesori che si trovano al suo interno. No, un hotel non è sacrosanto, ma ha mantenuto un grande riguardo per la sua tradizione, con tanto ossequio per tutti i suoi elementi. I lavori di restauro sono stati accurati e gli affreschi rimangono al sicuro entro i suoi confini, apprezzati dagli ospiti come se si trovassero in un museo.
Come ha detto Kemper a Tablet, “Tutto si riduce all’idea di rispetto. Abbiamo rispetto per la storia e il luogo e la ragione per cui è stato costruito”. Lo si capisce da come hanno gestito il design e dal modo in cui hanno raccontato la sua storia. E poi, aggiunge Kemper: “Non è una discoteca, è un hotel”.
“Penso che alla base ci sia l’idea di prendersi cura delle persone.”
Il che ci porta, come succede con tutto in questo periodo, a parlare della pandemia. “È stato un anno interessante”, afferma Kemper, “lasciatemelo dire”. Sebbene Maastricht non sia forse nell’itinerario del turista medio in visita per la prima volta nei Paesi Bassi, è tra le sue città più internazionali, grazie alla sua posizione al confine con il Belgio, alla sua vicinanza alla Germania e alla presenza dell’Università di Maastricht.
Si tratta di una città per “godersi le cose belle della vita”, dice Kemper. Mangiare, fare shopping e uscire in una città ricca di architettura antica e mercati è sempre stato il fascino di questo posto (ci sono 19 ristoranti segnalati da Michelin a Maastricht, incluso Kruisheren Restaurant). Ma negli ultimi mesi, e per i motivi ormai fin troppo conosciuti, il personale del Kruisherenhotel ha indirizzato i propri ospiti verso la natura circostante. E per la prima volta li vedono godersi una parte diversa del loro angolo di mondo. “Sono usciti e l’hanno scoperto”, sorride Kemper. “Non avrebbero mai saputo quanto era bello da queste parti.”
Apprezzerete sicuramente le cose belle della vita quando finalmente arriverete a Mastricht. Non importa quando, lo staff del Kruisherenhotel avrà ora per sempre una lista di opzioni per scoprire tutti i tesori della regione collinare e verde del Limburgo meridionale. Infatti, ride Kemper, prima della crisi non avrebbero mai pensato di mettere un vino olandese nel loro menu. Ora che esplorare le cantine – come camminare e andare in bicicletta in campagna – è diventata un’attività così popolare, potete aspettavi di vederne più di uno.
Kruisherenhotel
Tablet è la vostra fonte per scoprire e prenotare gli hotel più straordinari del mondo: luoghi in cui troverete un’esperienza indimenticabile, non solo una stanza per la notte.
Quando sarete pronti a riprendere a viaggiare, considerate una vacanza nei Paesi Bassi e al Kruisherenhotel di Maastricht.