Come hanno fatto i pochi abitanti dell’isola di Pasqua a costruire le imponenti statue in pietra conosciute come moai che trovate sull’isola? Come le hanno spostate? Esploratori e archeologi hanno cercato di risolvere questo enigma per secoli.
Le antiche statue moai dell’isola di Pasqua sono una presenza affascinante, ma anche frustrante. Ve ne sono un centinaia, sono alte dai 2 metri e mezzo fino a 10 metri e sono ricavate da un unico blocco di tufo vulcanico. Considerando che questo materiale si trova solo in un punto centrale dell’isola e che le statue si trovano generalmente sulla costa, la mitologia locale che dice che le statue abbiano camminato fino posizionarsi dove si trovano oggi sembra alquanto improbabile.
Era una spiegazione inaccettabile anche per gli europei che sbarcarono qui nel 18esimo secolo. “Non riusciamo a immaginare come questi isolani, del tutto privi di qualsiasi strumento meccanico, siano riusciti a sollevare figure così imponenti”, scrisse il Capitano Cook, sorpreso di avere trovato un artigianato così sviluppato in una comunità così piccola.
Quando si tratta di spiegare i misteri dell’isola di Pasqua, la storia sembra ripetersi.
La Teoria Popolare: il Collasso della Popolazione
Nel 2005, il vincitore del Premio Pulitzer Jared Diamond ha scritto un libro sull’Isola di Pasqua. Se sperate di tracciare una linea dall’Isola di Pasqua alle nostre lotte con i cambiamenti climatici, accoglierete questa teoria a braccia aperte: ecco ciò che accade quando non riesciamo a preservare il nostro ambiente.
Nel bestseller di Diamond, Collasso, l’autore descrive una teoria secondo la quale gli abitanti polinesiani originari dell’isola sarebbero quasi interamente responsabili del crollo di quella che un tempo doveva essere stata una comunità molto più grande. In seguito ai loro bisogno di terreni agricoli, legna da ardere e possibilmente strumenti per spostare le statue moai, avrebbero praticamente azzerato la foresta dell’isola. Una volta disboscata completamente, diverse specie di uccelli commestibili sparirono, così fece il legno per le barche e si ridusse la loro capacità di pescare. Il suolo è stato eroso e le colture sono andate perdute. La società si è quindi trasformata in combattimenti e cannibalismi.
Secondo Diamond si tratta di “l’esempio più lampante di una società che si è distrutta sfruttando eccessivamente le proprie risorse.”
Ancora oggi questa teoria viene usata per illustrare i pericoli di ciò che accade quando un popolo, Rapa Nui o la moderna comunità globale, danneggia l’ambiente che la sostiene.
La Nuova Ricerca: Una Storia Molto Diversa
Alcuni archeologi negano completamente la teoria del collasso della popolazione e sostengono che questa interpretazione del mistero delll’isola di Pasqua parte da un’ipotesi infondata.
Nel 2016, l’archeologo Carl Lipo disse ad Ars Technica che non ci sono prove che in passato la popolazione sull’isola fosse più numerosa, e che Diamond e gli altri sostengano che qui devono aver vissuto 10 o 20 mila (o anche 30 mila) persone, non in seguito a della documentazione archeologica o di qualsiasi prova diretta della loro esistenza, ma semplicemente sulla base del presupposto che le statue devono aver richiesto un grande numero di persone per essere spostate.
Secondo Lipo, invece, la popolazione sarebbe rimasta intorno alle 3 mila persone fino all’arrivo degli europei, quando purtroppo fu decimata e scese a 110.
Allo stesso modo, i ricercatori moderni non incolpano una società avida e troppo estesa della deforestazione del territorio. Danno la colpa ai ratti. I topi polinesiani, infatti, sarebbero arrivati con i primi coloni e, mangiando i semi degli alberi, si sarebbero riprodotti in modo esponenziale dato soprattutto che qui non ci sono predatori naturali. Gli scavi dimostrano che gli abitanti avevano fatto dei topi una parte importante della loro dieta, ma non sono comunque riusciti a fermare l’inevitabile.
Hanno invece combattuto il territorio difficile per cercare di creare un’agricoltura sostenibile, hanno mangiato ciò che potevano e hanno sostenuto la propria popolazione relativamente piccola in quella che i ricercatori chiamano “una storia improbabile di successo”.
A Chi Dare la Colpa: Guerra Civile e Schiavitù
Per quanto riguarda gli strani strumenti di ossidiana scoperti sull’isola, viste da alcuni come prove di una guerra diffusa, Lipo sostiene che non fossero strumenti di guerra, ma di agricoltura. Secondo lui la loro forma era troppo ampia e usurata per essere efficaci nelle battaglie. Considerando che nel 2018 i ricercatori hanno dimostrato che gli strumenti utilizzati per costruire i moai hanno avuto origine da un’unica cava di pietra, la cooperazione sembra essere stata di casa a Rapa Nui quando altri avevano detto che lo fosse la guerra civile e il cannibalismo. Qualcosa non quadra.
Secondo Lipo quello che è stato raccontato di queste popolazioni, che impazziscono e provocano la propria morte, potrebbe essere semplicemente “una manipolazione di missionari [cristiani] che raccontavano storie”.
In fondo avevano i loro motivi per dare la colpa a qualcun altro per la devastazione di Rapa Nui.
Senza dubbio l’arrivo degli europei ha portato malattie devastanti, schiavitù e scontri tra i pochi isolani sopravvissuti. In una potente confutazione delle vecchie narrazioni, la ricercatrice Catrine Jarman scrive che “forse questa, invece, è stata la guerra a cui fanno riferimento i resoconti etnostorici e ciò che alla fine ha fermato la scultura della statua”.
Un Punto in Comune: Non Furono gli Alieni
Ricerche recenti hanno messo sempre più in dubbio la teoria del collasso della popolazione, ma non c’è da meravigliarsi che sia diventata una risposta così convincente ai misteri dell’isola.
Dopotutto, prima che Collasso fosse pubblicato, avreste potuto scegliere di leggere il libro di Erich von Daniken e la sua prospettiva sull’Isola di Pasqua. Imperterrite nella sua missione di vita, per dimostrare che le piramidi d’Egitto e Stonehenge hanno origini extraterrestri, teorizzò che gli alieni bloccati sulla Terra costruirono il moai come un S.O.S. ai loro compatrioti. E qualcuno ci sta ancora pensando.
Beh, sembra più convincente e facile credere al cambiamento climatico quando l’altra opzione è la visita di antichi alieni.
Alla Fine: Il Ritorno del Folklore
Ma se siamo pronti a mettere da parte la teoria del collasso della popolazione, e non tutti lo sono, allora torniamo al punto di partenza: come hanno fatto i Rapa Nui a muovere il moai?
Nel 2012, Lipo e il suo team hanno formulato una teoria. In un video, hanno dimostrato come solo 18 persone, usando le corde legate attorno alla cima di una statua moai, possano lavorare insieme per farle dondolare avanti e indietro attraverso l’isola. Un po’ come fareste con un frigorifero nella vostra cucina, sollevando la parte anteriore e quella posteriore per spingerla avanti passo dopo passo.
Insomma, le statue hanno camminato sull’isola, come diceva la leggenda.
Forse.
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