A volte bastano poche ore in una città per capire se vale la pena tornarci. Io ho trascorso 24 ore a Lisbona e sono sicura che ci rivedremo presto.
Con poco tempo a disposizione l’importante è partire con il piede giusto, ovvero in questo caso stare nell’hotel giusto. Lx Boutique è semplicemente perfetto: si trova davanti a fiume Tejo e nel cuore del triangolo che unisce i quartieri di Chiado, Baixa e Cais doSodré, una posiziona davvero invidiabile. Ogni suo piano è dedicato ad un tema culturale tipico della città, ad un suo quartiere, ad un suo rappresentante o alla sua musica e gli strumenti che la rendono unica.
Le sue 45 camere sono tutte diverse, alcune si affacciano sul quartiere di Baixa e offrono una vista panoramica sui tetti di Lisbona, altre sul fiume Tagus per un tocco di romanticismo. La mia camera è spaziosa, luminosa e si affaccia sulla piazza Duca di Terceira, sulla riva del fiume con molti localini attraenti e vicino anche al terminale fluviale di Cais do Sodré, utile per chi ha più tempo di me e riesce ad organizzare un viaggio dall’altra parte del fiume (Cacilhas è la meta preferita da qui).
Vedo un grande via vai di gente che percorre le strade circostanti, senza sentire neanche il minimo rumore. Apro la finestra e scopro un rumore assordante: la camera è perfettamente insonorizzata, che meraviglia!
Dopo una notte da pascià nel letto comodissimo della camera 112, rinfrescata dall’aria condizionata (fuori c’erano 40 gradi) e rinvigorita da una colazione abbondante e deliziosa nel ristorante dell’hotel, eccomi pronta per partire a scoprire Lisbona. Arrivo al punto d’incontro del tour a piedi di Lisbona in pochi minuti dall’hotel, con l’aiuto della mappa che ho preso all’aeroporto. Ho scoperto che www.getyourguide.it facilita molto la scelta dei tour in tutto il mondo e che sceglierne uno in ogni destinazione aiuta a conoscere la città e le sue caratteristiche.
La guida è simpaticissima, molto preparata e disponibile. Lisbona mi inizia già a piacere più di quanto mi aspettassi. Sinceramente della storia del Portogallo ne sapevo davvero poco e quindi ascolto con attenzione i dettagli del suo periodo di ricostruzione dopo il grande terremoto del 1755, degli anni della dittatura e della rivoluzione pacifica “dei garofani” (infilati nei fucili).
Facciamo una tappa per assaggiare i liquori tipici, la Ginjinha e l’Eduardino, che sono decisamente forti (soprattutto se li assaggi al mattino come me). Quest’ultimo pare prenda il nome da un pagliaccio timido che beveva per farsi coraggio e, un giorno che era in ritardo per lo spettacolo, per non perdere tempo ha mescolato tutti i liquori che aveva a disposizione, inventando l’Eduardino. Lo trovate solo in un negozio che si trova a Rua das Portas de Santo Antão, 7 e ve lo consiglio come souvenir, assieme a qualche prodotto in sughero. Lo sapevate che la metà della produzione mondiale di sughero è portoghese?
Passiamo davanti alla statua in bronzo di Fernando Pessoa realizzata da Lagoa Henriques di fronte al caffè “A Brasileira” a Chiado, al tempo il luogo d’incontro di scrittori ed intellettuali, dove apparentemente il poeta soleva fingere di bere un bicchiere di bica (la versione portoghese dell’espresso) e sorseggiare invece dell’assenzio. Poi saliamo su uno dei caratteristici tram per arrivare al Miradouro da Senhora do Monte e vedere Lisbona dall’alto. Il tram è piccolo e pieno di turisti, ma assolutamente un’esperienza da fare. Oltre ai vari tram e alle funicolari, i simpatici tuk tuk colorati e personalizzati ( le mitiche Ape Piaggio o una loro versione a più posti) sono un diventati un ottimo modo per navigare le sue stradine strette e spesso ripide. In pochi anni si sono moltiplicati, anche se non sempre per la felicità degli abitanti di Lisbona, e ora offrono anche dei tour della città.
La vista da Miradouro è davvero mozzafiato, non riesco a smettere di scattare fotografie. Ci salutiamo con una foto di gruppo e ognuno va per la sua strada, con la sensazione di essere in una città ormai molto familiare.
Mi dirigo verso il Castelo de São Jorge con in mano un gelato al limone che si scioglie rapidamente. Non entro e decido che ne ho abbastanza di monumenti, voglio solo andare su e giù per queste stradine così pittoresche senza meta. Ovviamente sono sempre accompagnata da altri turisti che hanno avuto la mia stessa idea ma, anche se sono strette, ma le vie di Lisbona non sembrano mai troppo affollate e le occasioni di vedere murales e negozi non mancano mai. I colori delle piastrelle che ricoprono le case, assieme a quelli dell’arte di strada, dei tetti e delle vetrine, producono un’allegria contagiosa (no, non è stato l’Eduardino). Salendo sulla Rua da Rosa ho trovato una piccola boutique con prodotti originali fatti da designer locali come Wetheknot, a cui non ho potuto resistere e, soprattutto che non mi hanno vuotato il portafogli.
Da li’ sono salita fino al Giardino Botanico dell’Università di Lisbona, accanto al museo della scienza, e mi sono seduta su una panchina al fresco. Nel 19esimo secolo, quando fu fondato, era considerato uno dei migliori d’Europa. Anche se ospita molti alberi tropicali e oltre 2500 specie di piante, ora ha sicuramente un bel po’ di concorrenza, ma questa tappa un po’ illogica è stato un piacevolissimo momento della giornata. Ve l’ho detto che c’erano oltre 40 gradi?
Un po’ più avanti sulla Rua da Escola Politécnica c’è una galleria d’arte che merita una visita, se non avete il tempo di vedere un museo. Si chiama Galeria de São Mamede e bastano 10 minuti al piano di sotto per scoprire delle opere molto interessanti di che mi hanno colpito, come le sculture di Jesus Curia e di Paulo Neves ad esempio. Tornando indietro verso l’hotel entro ed esco dai numerosi negozi di lusso con prodotti di abbigliamento e per la casa, mi fermo a guardare nelle vetrine delle varie pasticcerie che faranno venire l’acquolina in bocca e mi decido ad assaggiare i famosi pasteis de nata.
So che ascoltare un po’ di fado sarebbe la conclusione ideale per la giornata, ma sinceramente non ce la faccio. I migliori ristoranti si trovano qui vicino, la distanza non è una buona scusa per non cenare da Café Luso o da A Severa, ma la poca voglia di cenare da sola e magari aspettare il mio turno si. Leggo dopo che da Adega Machado hanno una happy hour tra le 5 e le 6 durante la quale offrono aperitivo e musica senza l’esigenza di un pasto competo (o di dover ascoltare troppe canzoni se del fado vi basta poco). Opto piuttosto per un wine bar molto tranquillo vicino all’hotel (Praça da Ribeira Nova 10) che si chiama Ginja Com Elas, dove finisco la giornata assaggiando insaccati e formaggi locali accompagnati da un delizioso olio fatto in casa ed un bicchiere di vino, mentre la barista/possibile proprietaria molto gentile mi racconta tutto sui vini del posto e sul moscato. Ho colto solo la superficie di Lisbona, ma conto di approfondire la conoscenza molto presto.
“Il viaggio non finisce mai, solo i viaggiatori finiscono” diceva il famoso scrittore locale José Saramago, l’unico di lingua portoghese che abbia vinto il Nobel e che oggi viene rappresentato su cartoline e murales giganti come quello qui rappresentato firmato dall’artista João Maurício “Violant”.