Emozioni Ad Ubud

Non serve essere alla ricerca di se stessi, o dell’amore, per andare a Bali ma, una volta arrivati, qualche giorno a Ubud sono il modo migliore per assaporare la magia di quest’isola.

A Bali ci si va per stare bene, forse per fare un po’ di surf nella costa del sud o prendere il sole in una spiaggia privata, per fare snorkeling o immersioni nella parte est (magari con i nostri amici di Adventure Divers Bali), per vedere i delfini al nord o per visitare il parco nazionale ad ovest dell’isola. Io a Bali ci sono andata perché era uno dei miei tanti sogni e, nonostante il vulcano Agung si sia fatto sentire in questi ultimi mesi, si è rivelata tranquillissima.

 

Around Ubud

In poco più di una settimana sull’isola sono rimasta ammaliata dai suoi fiori di loto e dai frangipani, dalle farfalle colorate e dall’erba che sembra più verde, dai baniani e le loro radici aeree che arrivano a terra, dai deliziosi frullati di frutta soprattutto se includono il frutto del drago, dai sorrisi e dalla gentilezza dei suoi abitanti, dalla miriade di templi che raccontano tante storie, dalle sue montagne sacre velate dalla nebbia, dai bambini che giocano a calcio senza scarpe e dalla luce dell’alba sull’acqua cristallina dove i pescatori nelle tradizionali barche jukung sono al lavoro già da ore. Senza musica ad alto volume, clacson, ambulanze e soprattutto persone che parlano a voce troppo alta, le mie orecchie hanno finalmente riposato. Non ho pensato neanche per un momento ad una qualunque delle serie di Netflix a cui dedico fin troppo tempo. Ora che sono tornata a casa ho già dimenticato l’odore dell’incenso che pervade l’isola e, per fortuna, quello delle scimmie, ma spero di essere rimasta contagiata per sempre dalla sua spensieratezza.

L’Hotel

Chapung Bali Resort

Il nostro capo a Tablet dice che non c’è luogo al mondo con una più alta concentrazioni di hotel di grandissimo livello e davvero mozzafiato di Bali. Una volta aver messo piede a Chapung Se Bali Resort and Spa, non ho potuto fare altro che dargli ancora una volta ragione. Io l’ho scelto perchè si trova un po’ fuori dal centro, in mezzo ai campi di riso e di fronte ad una piccola giungla.

Il design è un perfetto equilibrio tra elementi locali ed europei, principalmente danesi visto il paese d’origine del suo proprietario. La reception, che si trova alla fine di una stradina rurale, svela una serie di edifici separati da sentieri in mezzo al verde e a fonti d’acqua con ninfee colorate e una barca sommersa. Nel giardino dell’hotel ci sono anche dei pavoni, incluso uno bianco, e una mini risaia, dove al mattino viene raccolto il riso che si trasforma nel delizioso risotto che ho mangiato una sera.

La vegetazione offre privacy e diffonde serenità, ma la sua magnifica piscina a sfioro sembra essere una calamita per tutti gli ospiti. E non solo: alcuni visitatori pagano per fare una nuotata davanti alla foresta e l’ambiente diventa piuttosto vivace durante la tarda mattinata e nel pomeriggio. Il Jungle Pool Fish Bar serve diversi menu durante il giorno e la colazione al mattino:  se provate la Jungle Bowl di yoghurt, granola, quinoa, cocco, mango, fragole e frutto di drago toccherete il cielo con un dito.

La mia camera era spaziosa e a design aperto, con soffitti alti, un mezzanino con due letti aggiuntivi per famiglie o amici che viaggiano in gruppo, il bagno con la doccia e una gigantesca vasca da bagno. La terrazza si affaccia sulla piscina e su un fiume che scorre sotto la vegetazione. Le ville da due camere da letto e il residence, tutte con piscina privata, sono perfetti per chi vuole più spazio. Ovviamente c’è anche una Spa che offre vari tipi di trattamento, anche a bordo piscina.

L’hotel offre un servizio gratuito di trasporto per il centro, ma la camminata Campuhan Ridge Walkpart parte a pochi metri dall’hotel e passa tra le risaie e le case. Uscendo girate a sinistra e continuate diritti, non potete sbagliare. Saranno 45 minuti indimenticabili: con il monte Agung in lontananza, tanto verde, innumerevoli occasioni di fare foto uniche e di salire su una delle tante altalene che i balinesi appendono sapientemente nei punti più romantici o spirituali.

Ubud

Monkeys, museums, and offers
Immagini per gentile concessione di Monkey Forest Ubud.

Alcuni giorni ad Ubud si sono rivelati la porta per entrare nel cuore più vero dell’isola degli dei. Dato che si trova al centro dell’isola, è anche un ottimo punto di partenza per qualunque escursione. Non è la stessa che ha visitato Charlie Chaplin negli anni ’30, ma a piedi tra le tre vie centrali di Ubud (Raya Ubud Road, Monkey Forest Road e Hanoman) troverete ancora il palazzo reale, dove ogni sera potrete vedere uno spettacolo di danza tradizionale, a pochi passi da templi come il Pura Taman Saraswati e la famosa Monkey Forest dove comandano le scimmie. Ora ci sono anche tanti negozi d’artigianato, oltre a qualche boutique con prodotti di designer locali, che possono essere un simpatico regalo per chi è rimasto a casa. I musei sono interessantissimi, dal Neka, l’Arma Bali e il Blanco, e uno dei motivi per cui Ubud è considerata il centro artistico di Bali. Il mercato, invece, non ve lo consiglio, a meno che non amiate contrattare allo sfinimento.

Anche se è ormai decisamente turistica, Ubud è ancora molto spirituale. A Bali ogni religione viene tollerata e praticata liberamente, ma l’84% dei suoi abitanti è induista. I balinesi sono molto devoti ai loro dei e celebrano numerose festività durante tutto l’anno, è quindi facile che vi capiti di assistere ad una processione durante una visita. Ogni casa sembra avere il suo altare, tanto che a volte è facile scambiare una casa per un piccolo tempio. Pregare gli dei è un rituale che si ripete molte volte al giorno, i balinesi accendono l’incenso per avvicinarsi alle loro divinità e guardarli può diventare l’occasione per un momento di meditazione anche per chi non crede.

zoo
Campuhan Ridge Walkpart Immagine per gentile concessione di AsiaWebDirect

Tra i mille momenti magici, devo dire che ci sono stati anche quelli meno piacevoli. Al ritorno dallo zoo di Bali, che si è rivelato piuttosto costoso e triste, il tassista mi ha suggerito di visitare una piantagione di caffè luwak. Avevo letto in un libro di questo tipo di caffè prodotto da simpatici animaletti che si chiamano zibetti e ho pensato sarebbe stato interessante. Lo zibetto dorme di giorno e di notte è ghiotto di chicchi di caffè. In queste piantagioni vengono raccolte le sue feci, poi seccate, lavate e rilavate per trovare i chicchi non digeriti, che vengono quindi tostati. Ne esce il caffè più costoso del mondo: costa fino a 600 euro al chilo. Gli amanti delle cose esclusive forse lo apprezzeranno, ma questi poveri zibetti sono ora costretti in gabbia, quindi io preferisco il caffè del supermercato.

Alla partenza ho notato un numero ancora maggiore di canang sari davanti ad ogni porta e su ogni statua od albero. Si tratta di cestini fatti di foglie di banano intrecciate e riempiti di riso, cracker o caramelle e fiori freschi; sono dei veri e propri capolavori in miniatura che le donne dell’isola preparano ogni giorno per offrirli agli dei. Ogni direzione rappresenta una divinità diversa, quindi la posizione dei fiori ha un significato preciso: bianchi ad ovest, rossi a sud, gialli ad ovest e blu o verde a nord. Cercate di non calpestarli, anche se non è facile perché sono davvero ovunque. Quando ho chiesto al tassista che cosa celebrassero non me l’hanno saputo spiegare, forse voleva dire che non serve una festa per fare un regalo agli dei, come non serve un’occasione speciale per visitare Bali.

Se stai programmando un viaggio a Bali, non manca la varietà di hotel tra cui scegliere.

 

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