Molti amano l’arte. Pochi lo fanno, o se lo possono permettere, quanto Patrick McKillen, che ha trasformato un vecchio vigneto francese in un hotel incredibile con una collezione di arte e architettura che fa concorrenza alle migliori al mondo.
Avevamo pensato di intitolare questa storia “Una notte al museo”. Ci sembrava appropriato e piuttosto astuto. Poi ci siamo resi conto che non sarebbe stato abbastanza accurato. Villa La Coste, infatti, è molto più di un hotel con alcune opere d’arte. È un parco di sculture, un centro di design, una vetrina architettonica. Sono 200 ettari di ambizione imbevuta d’arte e nati grazie alla passione di una persona che ci ha messo davvero tanto entusiasmo. E non solo. Così, l’idea di “Una notte al museo” è stata cestinata: era tristemente inadeguata come descrizione di Villa La Coste.
Per spiegarci meglio, cominciamo dall’inizio. Prima che arrivasse l’arte (o l’hotel stesso) a Villa La Coste, qui c’erano un vigneto e una storica tenuta vinicola provenzale chiamata Château La Coste. Secoli dopo l’introduzione delle prime viti in questa zona da parte dei romani, e dopo avere esaminato una lunga lista di proprietà nella campagna francese che non gli erano sembrate all’altezza delle sue aspettative, il promotore immobiliare irlandese Patrick McKillen si ritrovò a visitare questa tenuta.
Era a caccia dell’acquisto perfetto e, superata l’entrata di pochi metri, aveva già capito di avere trovato la sua musa ispiratrice.
McKillen ha finalizzato la transazione nel 2002, deciso a portare qui la sua versione di modernità attraverso il prisma delle sue ossessioni. E per spiegarle dobbiamo fare di nuovo un passo indietro. Forse leggendo il sottotitolo di questo articolo avrete pensato di avere già capito di cosa si tratta. Eppure l’intensità della passione di Patrick McKillen è davvero difficile da descrivere, e da capire. Si può percepire e conoscere solo guardando (e visitando) Château La Coste, dove queste emozioni sono chiaramente espresse e persino proclamate.
Una passeggiata qui, infatti, rivela sempre delle sorprese inaspettate. Immersa in un paesaggio che ci ricorda la bellezza della natura in ogni stagione, c’è una distesa di opere di artisti di fama mondiale davvero incomparabile. Ad ogni cambio di direzione e di habitat appare una nuova scultura. Il maestoso ragno di bronzo della celebre artista contemporanea Louise Bourgeois si riflette sull’acqua, lo stesso ragno che vi aspetta fuori dal Guggenheim di Bilbao per capirci. Il padiglione dell’architetto Renzo Piano ospita mostre a rotazione. Le strutture architettoniche firmate da Frank Gehry, Tadao Ando e Richard Serra emergono dai campi verdeggianti. Troverete persino l’ultimo progetto di Oscar Niemeyer e sorprendenti installazioni firmate da Bob Dylan e Michael Stipe.
Insomma, chi l’avrebbe detto che nel mezzo della campagna francese si trova una concentrazione di talenti che fa concorrenza ai più grandi musei del mondo, immersi in un un paesaggio unico e che realizza il sogno di chiunque ami l’arte e l’architettura? Beh, c’e da dire che Cezanne, Picasso, Matisse e Van Gogh sono stati tutti ispirati da questi panorami. E se poi questo non fosse la priorità della tenuta?
Nonostante la presenza di artisti leggendari, il vino è infatti tuttora il fulcro di Château La Coste, che produce rossi, bianchi e rosati biologici. Ovviamente, non appena è stato acquisito da Patrick McKillen, è stato destinato ad un altro tipo di annata. McKillen ha da tempo amici con nomi importanti nel mondo dei creativi. Quando si è riso conto che ci volevano delle cantine nuove, McKillen chiamò Jean Nouvel. “Ho pensato che sarebbe stato scortese non chiedere aiuto al più grande architetto francese”, ha spiegato. Ed ecco che Nouvel ha creato due enormi cilindri d’argento luminosi collegati sottoterra dove vengono raccolte le uve e conservate le bottiglie.
È un buon esempio del modo in cui l’arte qui sembra essere indissolubilmente connessa alla proprietà. La visione di McKillen era quella di trasformare la tenuta di Château La Coste in un parco giochi per artisti e architetti. “Se avessi una proprietà enorme e collezionassi opere d’arte, potreste semplicemente comprare cose, metterle lì e anche loro rimarrebbero beni”, ha spiegato Daniel Kennedy, art manager della tenuta. “Ma qui, queste opere sono parte integrante del paesaggio, come il sentiero di Ai Weiwei [un tortuoso sentiero di pietra che collega due percorsi più antichi all’interno della proprietà]. È molto difficile eliminare queste cose dal loro sito, non è questa l’idea. Non abbiamo mai desiderato farlo”.
Alcune delle opere qui erano già di proprietà di McKillen. Il mobile d’acciaio di Alexander Calder per esempio, una scultura sull’acqua ora all’esterno del grande edificio che funge da centro di accoglienza e da ristorante. “Lo volevo da qualche parte in uno spazio, non rinchiuso in uno scantinato”, ribadisce McKillen, sul modo funzionale in cui l’arte funziona per La Coste. “Così l’ho portato qui.” Altri lavori sono stati richiesti e per questo McKillen ha rispolverato la sua rubrica. Louise Bourgeois è stata una delle prime a cui è stato chiesto di produrre qualcosa. Sebbene i suoi famosi ragni fossero finora riservati ai musei, l’idea di McKillen di posizionarlo sopra l’acqua e completarlo con il lavoro dell’architetto giapponese minimalista Tadao Ando l’ha convinta a portarne uno qui. Oggi possiamo ammirare la scultura che si diletta all’ombra delle pareti di vetro e cemento del centro artistico progettato da Tadao Ando.
Dopo anni di commissioni e aggiunte, la tenuta è stata aperta al pubblico nel 2011. Circa cinque anni più tardi è stata aggiunta un’altra priorità. I visitatori ora potevano pernottare nell’hotel di lusso di recente apertura all’interno della proprietà: Villa La Coste. Lo stesso McKillen ha supervisionato il design e ha scelto le opere d’arte che lo adornavano. Le 28 suite e ville occupano un’imponente struttura in pietra che si affaccia sui vigneti. Circondate da giardini e fiori, ognuna ha il proprio cortile e una terrazza privata con vista sui vigneti. Le suite più grandi dispongono anche di una piscina e una sala da pranzo.
All’interno dell’hotel, lo stile è elegante e prevedibilmente ben studiato. I pezzi fatti su misura dalla società di design vietnamita District Eight si adattano perfettamente ai mobili e completano una serie di opere originali degli artisti presenti in loco. Il minimalismo è all’ordine del giorno. Tranne che per la hall, dove l’enorme tavolo in legno di Jean Nouvel è sormontato da una gigantesca scultura in acciaio inossidabile di Tom Shannon, i pezzi più grandi sono lasciati generalmente nel resto della tenuta.
Altri piaceri vanno da sé. Il raffinato ristorante dell’hotel, Hélène Darroze a Villa La Cost, che prende il nome dal suo chef, è già stato premiato con una stella Michelin. Poi c’ è il ristorante argentino dell’acclamato Francis Mallman, così come un ristorante caffetteria progettato da Tadao Ando nell’Art Center. La splendida spa rimane aperta sette giorni su sette e, naturalmente, la perfetta combinazione di arte, architettura e vino attira quotidianamente ospiti da tutto il paese.
Si tratta di una visione elaborata con cura da McKillen che, in un certo senso, ha lavorato per tutta la sua vita per realizzarla. “Non ho mai comprato opere d’arte per motivi di investimento, mai in vita mia”, ha detto una volta. “Non c’è niente di peggio che tenere qualcosa in una scatola di cartone”, nascosto alla vista. A Chateau La Coste, ha messo tutto in mostra. ▪
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Bellissimo!